Racconti di prigionia, sette storie inedite di soldati mantovani

Il nuovo libro della scrittrice mantovana Livia Calciolari

Sono le storie di sette giovani militari mantovani, prigionieri di guerra tra il 1941 e il 1947 in Russia, Germania, Stati Uniti, India e Australia. Ognuno di loro tra il 1986 e il 1992 ha raccontato a Livia Calciolari l'esperienza di quei drammatici giorni. Adesso la scrittrice mantovana le ha raccolto nel libro "Racconti di prigionia" edito da Sometti. E quello che ne esce è un volume denso di emotività. I fatti narrati sono completamente inediti: i sette protagonisti, quattro di Roncoferraro e tre di San Giacomo delle Segnate, infatti, il più delle volte non avevano mai riferito nemmeno ai familiari più stretti le atrocità subite in quei lunghi giorni.

C'è chi arrivò a pesare appena 36 chili e per non morire di fame mangiò erba grassa, chi ricorda ancora il colpo in testa di un militare tedesco che lo colpì con la canna del fucile dopo averlo sorpreso a ingoiare bucce di patate.

Ma non manca anche chi, seppure prigioniero, riuscì a innamorarsi e ad avere una storia d'amore con una ragazza americana.

Il libro sarà presentato ufficialmente venerdì 13 aprile alle ore 18 nella sala Pozzo del Museo Diocesano di Mantova, in piazza Virgiliana alla presenza del presidente della Provincia Beniamino Morselli, del sindaco di Mantova Mattia Palazzi, del direttore della Cittadella Giovanni Telò e della scrittrice Chiara Prezzavento.   

 "Nel corso delle interviste - racconta la Calciolari - i protagonisti mi hanno raccontato con rinnovata emozione la loro prigionia che li aveva portati lontano da casa, in campi collocati nei cinque continenti. La conoscenza personale ha favorito la disponibilità di Remo Alessi, Dialma Cavicchini, Bruno Codifava, Arrigo Gandolfi, Giuseppe Morselli, Alfonso Papotti e Pietro Zanini a riferire con dovizia di particolari gli accadimenti, gli aspetti etici delle loro scelte e lo stato d'animo con cui vissero l'esperienza della guerra, che segnò le loro vite prima nel ruolo di soldati con impieghi operativi e poi nell'isolamento dei campi di detenzione".

Racconti di prigionia evidenzia poi le specificità delle diverse prigionie. Se la produzione memorialistica e saggistica ha da tempo messo in luce la tragicità collettiva vissuta nei lager nazisti e sovietici, meno nota è la peculiarità della prigionia in mano angloamericana, perché meno documentata dalla memorialistica e solo in tempi piuttosto recenti oggetto di ricerche storiche e analisi storiografiche. Indubbiamente i prigionieri degli alleati occidentali godettero di un trattamento buono e conforme alle convenzioni internazionali.

L'esperienza di prigionia segnò moralmente e psicologicamente gli internati italiani. "I patimenti nei lager tedeschi e sovietici ebbero effetti incomparabilmente più devastanti sotto l'aspetto delle condizioni di vita materiali - continua Calciolari -. I sacrifici affrontati dai prigionieri non furono riconosciuti al loro rientro in Italia. Furono accolti con indifferenza dalle autorità politiche e militari e dall'opinione pubblica in generale per tutta una serie di aspetti politico-diplomatici e ideologici. Grazie alle ricerche d'archivio e agli studi ad ampio raggio degli ultimi due decenni, sono stati acquisiti quegli elementi di conoscenza che consentono di riconoscere agli internati di guerra italiani un ruolo nella memoria collettiva della nazione, purtroppo a lungo misconosciuto".

 

Comunicati Stampa
Data 05-04-2018
Ora 17:39
Rubrica
per il cittadino
per enti ed imprese
Titolo Racconti di prigionia, sette storie inedite di soldati mantovani
Descrizione breve Il nuovo libro della scrittrice mantovana Livia Calciolari
Descrizione

Sono le storie di sette giovani militari mantovani, prigionieri di guerra tra il 1941 e il 1947 in Russia, Germania, Stati Uniti, India e Australia. Ognuno di loro tra il 1986 e il 1992 ha raccontato a Livia Calciolari l'esperienza di quei drammatici giorni. Adesso la scrittrice mantovana le ha raccolto nel libro "Racconti di prigionia" edito da Sometti. E quello che ne esce è un volume denso di emotività. I fatti narrati sono completamente inediti: i sette protagonisti, quattro di Roncoferraro e tre di San Giacomo delle Segnate, infatti, il più delle volte non avevano mai riferito nemmeno ai familiari più stretti le atrocità subite in quei lunghi giorni.

C'è chi arrivò a pesare appena 36 chili e per non morire di fame mangiò erba grassa, chi ricorda ancora il colpo in testa di un militare tedesco che lo colpì con la canna del fucile dopo averlo sorpreso a ingoiare bucce di patate.

Ma non manca anche chi, seppure prigioniero, riuscì a innamorarsi e ad avere una storia d'amore con una ragazza americana.

Il libro sarà presentato ufficialmente venerdì 13 aprile alle ore 18 nella sala Pozzo del Museo Diocesano di Mantova, in piazza Virgiliana alla presenza del presidente della Provincia Beniamino Morselli, del sindaco di Mantova Mattia Palazzi, del direttore della Cittadella Giovanni Telò e della scrittrice Chiara Prezzavento.   

 "Nel corso delle interviste - racconta la Calciolari - i protagonisti mi hanno raccontato con rinnovata emozione la loro prigionia che li aveva portati lontano da casa, in campi collocati nei cinque continenti. La conoscenza personale ha favorito la disponibilità di Remo Alessi, Dialma Cavicchini, Bruno Codifava, Arrigo Gandolfi, Giuseppe Morselli, Alfonso Papotti e Pietro Zanini a riferire con dovizia di particolari gli accadimenti, gli aspetti etici delle loro scelte e lo stato d'animo con cui vissero l'esperienza della guerra, che segnò le loro vite prima nel ruolo di soldati con impieghi operativi e poi nell'isolamento dei campi di detenzione".

Racconti di prigionia evidenzia poi le specificità delle diverse prigionie. Se la produzione memorialistica e saggistica ha da tempo messo in luce la tragicità collettiva vissuta nei lager nazisti e sovietici, meno nota è la peculiarità della prigionia in mano angloamericana, perché meno documentata dalla memorialistica e solo in tempi piuttosto recenti oggetto di ricerche storiche e analisi storiografiche. Indubbiamente i prigionieri degli alleati occidentali godettero di un trattamento buono e conforme alle convenzioni internazionali.

L'esperienza di prigionia segnò moralmente e psicologicamente gli internati italiani. "I patimenti nei lager tedeschi e sovietici ebbero effetti incomparabilmente più devastanti sotto l'aspetto delle condizioni di vita materiali - continua Calciolari -. I sacrifici affrontati dai prigionieri non furono riconosciuti al loro rientro in Italia. Furono accolti con indifferenza dalle autorità politiche e militari e dall'opinione pubblica in generale per tutta una serie di aspetti politico-diplomatici e ideologici. Grazie alle ricerche d'archivio e agli studi ad ampio raggio degli ultimi due decenni, sono stati acquisiti quegli elementi di conoscenza che consentono di riconoscere agli internati di guerra italiani un ruolo nella memoria collettiva della nazione, purtroppo a lungo misconosciuto".

 

Calzolari e Sometti
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