Se telefonando....dal 22 luglio alla Casa del Mantegna
Sino al 27 agosto
A cura di Irene Finiguerra e Simona Gavioli
Inaugurazione 22 Luglio 2017 ore 18
Casa del Mantegna
Arman, Giovanni Bevilacqua, BR1,
Raimondo Galeano, Gec, Cristiano Giglioli, Giorgio Lupattelli,
Alessandra Maio, Luca Moscariello, Alessandra Nuzzi, Luciano
Pivotto, Raul, Marzio Zorio
Il titolo della mostra evoca una
delle canzoni storiche del repertorio di Mina. La cantante presenta
il brano per la prima volta, in televisione il 28 maggio 1966,
nella sedicesima puntata della trasmissione "Studio uno". Gli
autori dei testi sono Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara, con la
musica e l'arrangiamento di Ennio Morricone, che ha raccontato di
essersi ispirato al suono delle sirene della polizia di Marsiglia
per comporre l'inciso.
La canzone è stata uno dei
successi di Mina, ripresa nel tempo da tanti colleghi, quali
Orietta Berti, Claudio Baglioni, Nek, Franco Battiato e dalla
pubblicità, in particolare gli spot pubblicitari della
Barilla. Mina nel filmato dedicato a Se telefonando con la regia di
Piero Gherardi (due Oscar per i costumi per"8e mezzo" e "la
Dolce Vita") è avvolta in un costume fatto da "cavi
telefonici" e domina dall'alto il cantiere della stazione di Napoli
Centrale (progetto del 1954 di P. Nervi, C. Cameli, C. Cocchia, M.
Battaglini, B. Zevi, G. De Luca, L. Piccinato, G. Vaccaro): una
pubblicità destinata al Carosello e realizzata da grandi
artisti che da sola è un oggetto d'arte.
La mostra parte dalla presenza
del telefono negli anni del Dopoguerra, attraversa gli anni del
boom economico sino alla recente invasione degli smartphone che
hanno cambiato il nostro modo di comunicare e che hanno trasformato
il telefono in mezzo di espressione artistica, con le
possibilità di fotografare, mandare messaggi, mail, indicare
le nostro preferenze su Facebook e Instagram.
Oltre la voce che percorreva i
fili, ora la scrittura è entrata nel telefono del terzo
Millennio e ha saturato il privato, il silenzio con contatti che
non cessano di creare una rete virtuale in cui tutti siano
protagonisti nostro malgrado.
Secondo Bauman, il più
grande sociologo dei nostri tempi, la rivoluzione digitale ci ha
imposto di vivere allo stesso tempo in due differenti dimensioni,
quella online e quella offline. La Rete, per Bauman, è
parte del progresso, ma porta con sé anche un numero di
"perdite collaterali" (titolo del suo ultimo libro):
l'automatizzazione del lavoro, ad esempio, causa diminuzione di
posti di lavoro "umani" sia nell'industria pesante che nel lavoro
intellettuale.
La Rete, però, nella
visione di Bauman porta con sé anche vantaggi, come la
disponibilità quasi infinita di conoscenza: "con un click,
Google ci presenta due milioni di risposte, un numero che non
potremmo consultare nemmeno in tutta la nostra vita". Anche questo
aspetto, però, ha un prezzo: l'impazienza e la perdita della
capacità di conservare conoscenza "dentro di noi". Sono i
server a conservare il nostro sapere, noi possiamo solo consultarlo
e questo "avrà un effetto negativo sulla nostra
creatività".
Alla domanda come i social media
hanno cambiato le nostre relazioni e la nostra vita, Bauman
risponde senza esitazione: "Rendendoci più fragili".
Obiettivo della mostra è
da un lato un percorso storico ma anche intriso di ironia sull'uso
del telefono come strumento di comunicazione immediata, di contatto
attraverso una voce che attraversa i fili e dall'altro riconoscere
come il nostro modo di comunicare sia percorso da una rivoluzione
tecnologica che consente connessioni simultanee con il mondo,
grazie non solo all'ascolto della voce dall'altro capo della nostra
linea, ma anche la visione di immagine siano foto o siano video,
alla introduzione della scrittura di mail o di brevi twitter o
whatApp.
La sezione degli artisti
contemporanei vede la presenza di nomi di artisti storici unita ad
artisti di nuova generazione ma già molto affermati. Saranno
esposte opere di Arman, due opere di Luciano Pivotto: con Iphone
bene interpreta l'uso del telefono nella primavera islamica e in
Sos con le bandiere utilizza il linguaggio nautico per lanciare il
suo messaggio di aiuto.
L'artista bolognese Alessandra
Maio ricorre all'uso artistico delle buste di corrispondenza per
disegnare con la sua certosina scrittura l'immagine del piccione
viaggiatore - messaggero d'altri tempi - e Orizzonti o enormi
farfalle composte da frasi evocative.
In termodinamica un sistema
aperto è un sistema che può interagire con l'ambiente
esterno scambiando sia energia (lavoro o calore) che materia.
Così l'opera di Marzio Zorio è un collegamento fra
più elementi dove suono e luce comunicano una presenza, un
contatto, una interazione. In un mondo tecnologico anche un sistema
semplice come quello di Marzio Zorio testimonia come il gesto del
toccare implica conseguenze attive e l'avvio di una interazione che
ci sorprende ma che ci dice che ognuno può dare vita a un
incontro, a un fare, se compie anche un atto semplice quale il
contatto.
Per l'artista mantovana
Alessandra Nuzzi il pensiero del "Se telefonando…" la fa
catapultare nel passato con la nitida immagine del telefono a
cornetta e disco selettore, ritratto anche nell'insegna pubblica
degli anni 60' e 70'. I ritratti fotografici sono quelli di persone
all'interno del loro quotidiano; in bici ,in palestra, al parco o
in automobile con l'antico apparecchio telefonico in mano, proprio
come nelle vecchie cartoline del XX secolo. Nel lavoro dell'artista
l'evoluzione di questo pensiero è quello di vedere gli
stessi protagonisti che parlano con una cornetta a forma di banana.
La banana recupera svariati messaggi simbolici e solletica
l'immagine della banana Pop di Warhol, alla musica "la banana" di
Michael Chacon ed ancora, la campagna contro il bullismo di
Oliviero Toscani.
L'artista bolognese Luca
Moscariello, lavorando con la pittura e su supporto lineo,
produrrà un'opera rotonda dalla chiara forma di ghiera
telefonica e un altro quadrato che ricorderà la forma
dell'elenco telefonico. Partendo dal pensiero baumaniano,
Moscariello ha pensato a quanti e quali degli oggetti e delle
pratiche siano caduti in oblio con le nuove tecnologie di
comunicazione. "La nostra generazione è l'ultima ad aver
conosciuto quell'insegna gialla che segnalava il telefono pubblico
e che io ho inteso come una sorta di icona mineralizzata dal tempo
e dall'abbandono (non mi sono soffermato a descrivere i particolari
dell'insegna, ho voluto più velatamente giocare sulla
suggestione). Il secondo pezzo del dittico è un'allusione a
quei blocchetti di carta, nel mio caso quadrettata, che tenevamo
vicino al telefono nel caso in cui ci fosse stato bisogno. Qui la
griglia della quadrettatura è consunta e priva di qualunque
nota, perché in quest'epoca di appunti e messaggi vocali,
scripta volant".
Raul lavora tra Pescara, Londra e
Miami e negli anni ha maturato l'urgenza di lavorare su diversi
supporti tra cui la carta di quotidiani e le fotografie di donne di
inizio 900. Per la mostra si interrogherà sul valore
della scrittura su carta come mezzo di comunicazione sostituito
dalla scrittura su tastiera dello smartphone. Inoltre con un
intervento su foto d'epoca ci metterà di fronte al selfie
antico, quello che le nostre nonne si scattavano con la macchina
fotografica con il temporizzatore.
L'artista Giorgio Lupattelli
presenterà un lavoro prodotto nel 2007, Colony Collapse
Disorder in cui l'ape sarà protagonista. La serie è
composta da quattro tavole a forma esagonale ( ricordando
l'alveare) e un video. In natura l'ape è spesso associata
alla metafora della riproduzione, del sesso e dell'organizzazione
sociale, inoltre fornisce il miele. Nel 2007/2008 scattò un
allarme sulla progressiva moria delle api, fenomeno denominato
Colony Collapse Disorder; le cause erano dovute dai pesticidi al
riscaldamento del pianeta. Una recente e curiosa teoria (peraltro
tutta da dimostrare) sostiene che una delle cause sarebbe
l'interferenza delle onde emesse dai telefoni cellulari con il loro
sistema di orientamento che li renderebbe incapaci di ritrovare
l'alveare.
Giovanni Bevilacqua con la
fotografia, coglie le persone mentre sono intente a stare al
telefono e ne cattura e fissa le emozioni.
Al buio di una stanza l'artista
Raimondo Galeano, ci farà sognare e ci racconterà il
principio di indeterminazione di Heisenberg. Il pittore illuminato,
ci farà immergere in una galassia di pigmenti luminescenti.
In assenza di luce le impronte degli schermi dei nostri smarphone
prenderanno forma e lasceranno la loro traccia nel cosmo. Allo
stesso modo anche noi, con i nostri corpi, potremmo lasciare
traccia del nostro passaggio e diventare navigatori del
cosmo.
"Cala la notte"
dell'artista GEC è il nome di una serie di work on paper,
frutto di un lungo percorso progettuale durato 6 mesi, nel quale
l'artista ha raccolto, tramite web e ricerca diretta, 12.000
gratta&vinci usati. Una raccolta che ha visto su tutto il
territorio nazionale tabaccai, utenti privati e supporter
dell'artista, dare il loro contributo nell'ennesima avventura
artistica "collettiva". Ad affiancarlo nell'impresa artistica anche
un gruppo di matematici "Fate il nostro gioco", che da anni si
dedica allo studio e al calcolo delle probabilità di vincita
(e quindi di perdita) al gioco e che ha promosso in maniera
originale, attraverso questo progetto, i risultati delle loro
ricerche mostrando i rischi, le patologie e le future problematiche
legate al gioco d'azzardo legalizzato. Il gesto privato del consumo
dei gratta&vinci, sembra assumere nella genesi di questo
progetto corale e nel suo messaggio ultimo, la dimensione della
nevrosi collettiva, del tentativo ossessivo, affidato alla sorte,
di 'svoltarsi la vita', di raggiungere un'improvvisa ricchezza,
agognata come soluzione definitiva di felicità.
Migliaia di speranze infrante,
sottoforma di gratta&vinci, e milioni di euro sprecati,
costruiscono uno scenario di decadenza, tracciando un futuro
tutt'altro che luminoso per i giocatori ostinati e per un paese in
cui il fenomeno del gioco d'azzardo è in drammatica
crescita. BR1, artista che utilizza il poster per strada come
supporto protagonista, si cimenterà con l'immagine della
cultura islamica al telefono. Cristiano Giglioli, "La comunicazione
crudele, da Baudelaire a Beckett" fino ad arrivare ai filmati delle
uccisioni dell'Isis costruiti con lo smartphone. Per capire
il lavoro di Cristiano si guardi la raccolta di Baudelaire, Musa
degli ultimi giorni, in cui l'aggettivo "discordante" prefigurava
la dimensione della crudeltà su cui Antonin Artaud
costruirà successivamente la sua visione teatrale a base di
shock nella ricerca di un impatto modificante sullo spettatore.
Ciò che dissuona, rompe le sicurezze. Scompone gli schemi
d'attesa, apre nuove percezioni alle percezioni delle cose.
L'esperienza dello shock, detta anche da Benjamin, è al
centro di lavoro di Baudelaire e realizza il primo modello di
comunicazione crudele in cui il poeta mette in gioco se stesso, i
suoi conflitti, primi di proiettarli sull'altro con una forza
persuasiva segnata dalla violenza che l'ha originata.
Se telefonando…
A cura di Irene Finiguerra e
Simona Gavioli
Arman, Giovanni Bevilacqua, BR1,
Raimondo Galeano, Gec, Cristiano Giglioli, Giorgio Lupattelli,
Alessandra Maio, Luca Moscariello, Alessandra Nuzzi, Luciano
Pivotto, Raul, Marzio Zorio
Casa del Mantegna, Via Acerbi 47, Mantova
INAUGURAZIONE: 22 Luglio ore 18
22 Luglio - 27 Agosto 2017
Orari di apertura:
giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi
10.00 -12.30 15.00 -18.00
chiuso lunedì, martedì e
mercoledì
ingresso libero
Info:
tel. 0376 360506
fax 0376 326685
Mail: casadelmantegna@provincia.mantova.it
Web: www.casadelmantegna.it
Ufficio Stampa
mail: info@caravan-it.com