Alfredo Rapetti Mogol
Alfredo Rapetti Mogol
Parole Svelate
a cura del critico e curatore d'arte dr Alain
Chivilò
Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo. Gautama Buddha
Fin dall'antica Grecia i termini parola, ragione e discorso sono
racchiusi nel vocabolo lògos.
Dalla filosofia sono state argomentate alcune definizioni che
attraverso tre pensatori evidenziano l'armonia e la
razionalità universale nel principio dinamico del divenire
(Eraclito), una parola fondamentale per precedere il pensiero
all'interno del significato implicito al discorso (Platone), la
facoltà di pensare, ossia la ragione (Aristotele).
L'artista Alfredo Rapetti Mogol parte,
nella personale analisi dell'attività di pensiero giunta
fino ai nostri giorni in ulteriori disamine, proprio da questa
nobile provenienza Ellade.
Profondo autore di testi musicali, cerca di leggere il sentimento
insito nella melodia per approdare a immagini e parole.
A livello artistico, Rapetti
Mogol trasporta la percezione, il messaggio e la
forma di una canzone in momenti atti a definire struttura e
contenuto.
Se attraverso la pittura nasce la scrittura, viceversa il
linguaggio vive in nuove forme rette da vive e puntuali intense
connessioni.
L'iter espressivo si articola in simbologie segniche che, da una
base cromatica informale o monocroma, creano pura
riflessione.
Nasce, dunque, una pittura intellettiva che ha lo scopo di unire
ogni situazione all'interno della quale la memoria ha vissuto, sta
delineando e andrà a determinare.
Lungi da una visione luciferina (José Saramago) e da una
rocciosa (Carlo Levi), Rapetti Mogol apre una sensibilità
ulteriore nell'essere umano grazie alla parola dalla quale il modo
di esprimersi, avvertito nelle sue opere, crea sensorialmente
dialoghi e ascolti ulteriori.
L'artista non pone barriere, bensì libera sinergicamente le
vie della nostra mente, permettendo alla sua fraseologia,
nell'essere visivamente criptica, di svelarsi in un bidirezionale
ascolto.
Il contenuto non è imposto, ma si apre in perenni stati
d'animo, che noi stessi evochiamo, per una forma traslata
dall'arcana atmosfera amanuense. Lungi dalla mera trascrizione, il
maestro stabilisce onirici istanti per inesauribili cogitazioni,
permettendo alle sue opere d'interagire nell'architettura fra
silenzi metafisici, per contemplare un quid superiore alle nostre
percezioni.
Flussi simbolici si alternano dunque in nuance cromatiche delicate,
per emozioni tonali sospese in un senso d'indeterminatezza, diviso
tra il compiuto e il futuribile realizzarsi.
Nei confini di lettura e riflessione, Rapetti Mogol convoglia
l'intera produzione artistica in un continuum spazio-tempo utile a
creare una maggiore interconnessione. Ecco che la frase di
Jean-Michel Basquiat diventa forma espressiva nel momento in cui
affermava di cancellare "le parole in modo che le si possano
notare".
Partendo da quest'ottica, proprio in un ciclo di lavori si abbina
al linguaggio grafico una scomposizione concettuale, atta a
dividere le lettere tra loro. Pertanto non si evidenzia un'azione
di annullamento, poiché la struttura complessiva dell'opera
non permette al messaggio di privarsi del significato, ma crea
un'interazione con l'osservatore innanzi, consentendo di ritrovare
e riscoprire il vero senso sotteso.
Da un linguaggio universale, dunque, si passa a un gioco artistico
che nasconde ma, allo stesso tempo, rileva contenuti diretti e
immediati.
Se il filosofo Jean-Paul Sartre sottolineò come "ogni parola
ha conseguenze. Ogni silenzio anche", Alfredo Rapetti Mogol a suo
modo interagisce svelando segni e simboli, dunque parole,
attraverso messaggi dall'enigmatica calligrafia sempre rivolti a
una condivisione concreta che, lungi da effetti negativi, possa
arricchire la cultura umana andando così a superare e
sostituire quel latente discredito caratterizzante la nostra
società.
Le sue opere generano, nella "recondita armonia di bellezze
diverse", un senso comune di ascolto e approfondimento per
labirinti dell'anima, ancora celati.
Alfredo Rapetti Mogol
(Milano 1961), la sua formazione artistica risente del clima
famigliare, dove da generazioni si respirano musica, letteratura,
poesia. Giovanissimo, Rapetti è introdotto dal nonno
materno, Alfredo De Pedrini, Presidente dell'Associazione Arti
Grafiche, nell'ambiente artistico milanese, arrivando a maturare la
passione per la pittura, alla quale si uniscono la formazione
presso la Scuola del Fumetto a Milano, le collaborazioni in ambito
editoriale, mentre l'esercizio pittorico viene sperimentato in
diverse direzioni, destinate a confluire, nel 1996, nello studio
degli artisti Alessandro Algardi e Mario Arlati che invitano
Rapetti a condividere con loro la ricerca pittorica. Nell'atelier
di Via Nota, Rapetti lavora quattro intensi anni, arrivando a
maturare l'esigenza di coniugare le sue due più grandi
passioni: la scrittura e la pittura, intendendole quali
visualizzazioni del processo mentale e psicologico. Grazie ad una
tecnica particolare, detta impuntura, l'azione del dipingere si
fonde così con l'atto dello scrivere, e le parole iniziano
ad essere segnate non solamente su fogli ma anche nelle tele.
Segni, tracce, graffiti di un'umanità creativa e
consapevole, le opere di Rapetti proseguono quell'ideale tragitto
di una scrittura pittorica che tanto più è
universale, quanto più sa frantumarsi e confrontarsi con i
secoli della storia dell'arte, dalle avanguardie storiche al
concettuale, passando per le esperienze spazialiste di Lucio
Fontana e le grafie astratte degli anni Cinquanta.
Trovata la forma espressiva congeniale alla sua poetica, fra la
fine degli Anni Novanta ed oggi è davvero notevole
l'attività espositiva, sia personale che collettiva,
conseguita dall'artista, instancabile come la sua opera sempre in
viaggio fra l'Italia e il resto del mondo: universale, appunto.
Docente presso il Centro Europeo di Toscolano e nelle
Università dell'immagine di Milano e New York, Rapetti
è stato invitato a numerose conferenze e workshop:
ricordiamo la sua relazione tenuta alla Fondazione Arnaldo
Pomodoro, Milano, e l'insegnamento in occasione di Master
dell'Università Cattolica di Milano e Master in Arte e
Scrittura all'Università Luiss di Roma.
Orari Apertura:
Da mercoledì alla domenica 10 - 13 / 15,30 -
19,30
Aperto il giorno di Ferragosto
Ingresso gratuito
Informazioni: Casa del Mantegna, tel. 0376 360506 (durante gli orari di apertura)