Mappe e Appunti d`oltremare
PINO DI GENNARO
"Mappe e Appunti d'oltremare"
8 aprile - 4 maggio 2017
Galleria "Arianna Sartori"
Inaugurazione: Sabato 8 aprile, ore 17.30. Sarà
presente l'artista.
Ritorna ad esporre a Mantova il Maestro Pino Di Gennaro. Dopo la
personale del 2010, la Galleria Arianna Sartori in via Ippolito
Nievo 10, presenta la nuova interessante mostra "Mappe e Appunti
d'oltremare".
La mostra si inaugurerà Sabato 8 aprile alle ore 17,30 alla
presenza dello scultore troiano di nascita e milanese d'adozione.
L'esposizione resterà aperta al pubblico fino al prossimo 4
maggio 2017.
"Il simbolismo organicista di Pino Di Gennaro
Pino Di Gennaro (1951) è scultore di chiara fama, giunto a
Milano giovanissimo, fine anni Sessanta, allievo nei primi
anni Settanta del Novecento prima di Alik Cavaliere eppoi dal 1972
al 1983 dello scultore Arnaldo Pomodoro. Un apprendistato di
spessore che gli ha dato la possibilità di afferrarne il
mestiere e costruire tutti i capitoli del suo percorso. Con la sua
partecipazione attiva e coerente ad ogni espressione della cultura
internazionale, ha saputo sorvegliare e dinamizzare le esigenze
della scultura contemporanea, talvolta con un'originalità e
una fisionomia personale, da porlo fra i migliori artisti
dell'avanguardia contemporanea. Egli è tornato a far
rivivere i miti umani della classicità mediterranea, con la
ricerca della purezza risolta in forme chiare e pensose, in un
clima di simbolismo organicista di tipo naturalista con
l'esaltazione non solo di certi miti storico-culturali, ma
l'approfondimento del tema della vita dell'universo e la forza dei
simboli germinali. È una ricerca la sua che parte da
una certa visione spirituale o modo di fare umano, di fronte
alla relazione tra le forze creatrici dell'esistenza e del
mondo naturale. Questo scultore riunisce come pochi la forza vitale
e l'impulso dionisiaco del vivente, tanto che le forme si
concentrano sino a convertirsi in un potente ritmo di masse. Ha
operato a lungo nell'ambito di una figurazione allusiva, e superato
questo stato di metamorfosi, la sua ricerca più impegnata,
grazie all'impiego di materiali diversi, dalla cartapesta al
bronzo, dalla resina all'acciaio, dalla cera al piombo, si è
svelata in un'inventiva spontanea e impetuosa, dando prova
talvolta come ne "i pilastri del cielo" ad architetture spaziali
che, pur conservando il loro elemento chimerico, si rifanno a una
spiccata e costruttiva monumentalità, declinandosi anche
come colonne totemiche, certo espressioni di memorie arcaiche e
sintesi di civiltà. La sua è ancora oggi un'avventura
pregna di grandi idealità, che lasciano intravedere quasi un
ritorno ai monumenti simbolici primitivi, che stimolano e aprono lo
spirito a una concezione poetica delle forze imponderabili della
natura. Di Gennaro si guarda attorno, legge il mondo, legge la
natura, legge l'ordine delle cose e dello spazio tra cielo e terra,
aurore e crepuscoli e sfere celesti; tutto poi diventa luogo dove
il tempo concreto viene proiettato nel tempo mitico e dove lo
spazio-tempo ordinato ritualmente diventa centro del mondo,
incontro con il cielo e della terra. Di Gennaro riconosce e ricrea
alcune suggestioni che la combinazione della natura e
dell'invenzione umana hanno sempre fornito all'esperienza poetica,
e mediante questo monumentalismo simbolico, al margine delle
evocazioni nate dalla natura variabile, attraverso masse e vuoti,
giunge quasi all'invenzione di una liturgia pagana. Fortunati esiti
raggiunti grazie allo spessore culturale e artistico che l'ha
preceduto e di cui ha tenuto conto, ovvero il dinamismo futurista,
le lacerazioni spaziali di Fontana, il minimalismo dell'ABC art.
D'altronde si sa che le cose più importanti sono isolate, e
sono più intense, chiare e potenti, sicchè questi
solidi nella semplicità delle forme richiamano il lavoro di
alcuni artisti americani, la Louise Nevelson di "Presenza di
colonne del cielo", e ancora Anthony Smith, Carl Andre, Robert
Morris e Donald Judd. Gli ultimi sviluppi hanno registrato il
passaggio a una sorta di neoplasticismo in cui
l'ereditarietà del costruttivismo si risolve in una sorta di
quadratura a parete (vedi "Preghiera" del 2000), una topografia
metallica fortemente magica, con vuoti o cavità abitati da
rotoli che cercano un linguaggio estetico nelle relazioni tra
proporzioni e intervalli e i cui vocaboli sono la luce, la
qualità del metallo, il colore, le ombre e la valorizzazione
dello spazio. L'opera, di tipo murale, presenta situazioni ottiche
evidentemente studiate per la sua integrazione nell'architettura.
Sorprende la capacità che ha Di Gennaro di lavorare alle
sculture con materiali diversi, e con il ritmo assolutamente
proprio che lo scultore è riuscito a cogliere liberando la
sua vocazione costruttiva e facendovi confluire le culture
plastico-architettoniche che avevano colpito la sua immaginazione.
Ora geometria e mistero fanno pendant con il grembo della terra,
con le ombre della memoria, con segni e scritture antiche che
spiegano l'invenzione umana. Una geometria, la sua, che incapsula
grandiosamente il senso del mistero, la vita universale e il
partito del colore che crea le forme con una progressiva chiarezza
di intenzioni."
Carlo Franza
Pino Di Gennaro nato a Troia (Foggia) nel 1951, si diploma in
scultura all'Accademia di Belle Arti di Brera dove attualmente
insegna.
L'intensa attività dedicata alla didattica e
all'insegnamento della scultura si esplicita nella stesura del
testo scolastico "I modi della scultura", per le edizioni
Hoepli.
Nell'esaltare l'espressività del singolo materiale Pino Di
Gennaro abbina materiali poveri a materiali nobili: cartapesta e
acciaio; cera e bronzo; cartapesta e piombo. Preferisce il bronzo
per le opere all'aperto, usando la tecnica della fusione a cera
persa, declinata nelle sue numerose possibilità espressive;
esalta il colore del materiale se trattato con acidi e pigmenti;
con la lucidatura a specchio ne esalta luminosità e
preziosità.
Il colore della cartapesta, la luminosità del bronzo, la
trasparenza della cera e l'opacità del piombo, qui non sono
viste come qualità dei singoli materiali, bensì come
possibilità espressive della materia, a creare
l'affascinante dialettica tra materia fragile e materia dura,
povera e ricca.
La poetica artistica dello scultore è volta alla funzione
sociale della scultura negli spazi urbani quale possibilità
di concorrere a migliorare la qualità estetica dei luoghi,
l'identità e la qualità di vita degli abitanti
valorizzando il rapporto scultura-architettura, nel favorire
momenti di interazione tra lo spazio l'opera d'arte e il suo
fruitore.
Le sue opere sono presenti in numerosi spazi pubblici: tre grandi
sculture-fontana "Monumento alla Pace" piazza di S.
Secondino, Comune di Troia, 1997; Cimitero Monumentale di
Bruzzano, Tomba della Famiglia Antico scultura "Quelli che vanno",
1998; "Scultura tattile" per non vedenti installata nel
centro storico di Gallarate su commissione del Lions Club Gallarate
Seprio, 2004; Nuova Biblioteca Comunale del Comune di Somma
Lombardo scultura "Memorie di segni ritrovati", 2004; Scultura per
non vedenti "Alghero una città da toccare" installata nel
centro storico di Alghero su commissione del Lions Club Alghero,
2005.
Vincitore del Concorso Nazionale per un'opera d'arte da ubicare
nella nuova sede degli Uffici Giudiziari e Servizi Minorili di
Sassari, installazione delle sculture "Pilastri del cielo",
2005.
Galleria "Arianna Sartori"
Mantova - via Ippolito Nievo 10 - tel. 0376.324260
Orario di apertura: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 /
15.30-19.30.
Chiuso Domenica e festivi