Appello a Renzi: "Nomini Ministro pari opportunità"
Lo chiedono l’assessore provinciale Elena Magri e la presidente della Commissione Forini
Mancata nomina di un
ministro/ministra per le Pari Opportunità, nessuna
sostituzione della Consigliera per le Pari Opportunità dopo
le dimissioni dall'incarico della parlamentare mantovana Giovanna
Martelli e assenza di una figura di direzione al vertice del
Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza
del Consiglio.
Sono le carenze che l'assessore
provinciale alle Pari Opportunità Elena Magri e la
Commissione Provinciale Pari Opportunità con la presidente
Claudia Forini hanno rimarcato in una lettera inviata al Presidente
del Consiglio Matteo Renzi. Una missiva che è stata mandata
anche per conoscenza alla Presidente della Camera Laura Boldrini e
al presidente del Senato Pietro Grasso.
"In questo vuoto Istituzionale -
scrivono Magri e Forini - le politiche di genere sono pesantemente
penalizzate e la cultura della violenza, delle discriminazioni e
del sessismo aumentano. Le Pari Opportunità dovrebbero
essere un tema trasversale di grande
importanza: per questo un Ministero si rende più che
mai necessario, per il rispetto delle
leggi e delle Convenzioni internazionali che l'Italia ha firmato
sul tema e che restano disattese. I
provvedimenti che vengono adottati sono frammentari e spesso non
attuati: nel decreto attuativo del Jobs Act, ad esempio,
è prevista la possibilità per le donne vittime di
violenza maschile di usufruire di tre mesi di aspettativa per i
maltrattamenti subiti ma, l'INPS non ha recepito la norma con una
circolare attuativa e quindi per le donne non vi è la
possibilità di usufruire di quella che potrebbe essere
un'opportunità".
L'assessore e la presidente della
Commissione Pari Opportunità vanno oltre: "I fondi destinati
ai Centri antiviolenza sono erogati in modo discontinuo. In
Lombardia attraverso bandi divulgati dalla Regione e cambiati in
corso d'opera, il contenuto viene stravolto e il contributo
dimezzato, escludendo dal finanziamento alcuni Centri a
proprio piacimento, senza avviso alcuno. La rete Nazionale dei Centri antiviolenza ha
dichiarato in un documento pubblico che "le Regioni spendono troppo
spesso senza criteri certi e in modo incontrollabile
e talvolta non spendono affatto. Infatti sono solo sette le
Regioni che hanno dato conto con trasparenza dell'utilizzo dei
fondi pubblici stanziati dal Governo per combattere la violenza
maschile e appena cinque hanno pubblicato l'elenco dei centri
antiviolenza che hanno avuto o avranno i fondi
2013/2014".
Magri e Forini ricordano anche al
Capo del Governo che "nel decreto legislativo sulle
depenalizzazioni è stata prevista la cancellazione del reato
penale per chi abortisce oltre i 90 giorni di gravidanza,
contemplato nella legge 194 per chi viola il dettato degli articoli
6 e 7. Contestualmente è previsto un aumento della
multa per il reato di aborto clandestino. In questo modo il
Governo ha ignorato le motivazioni per cui la legge 194 stabiliva
una multa simbolica, consentendo alle donne di denunciare chi
praticava aborti clandestini e soprattutto, permetteva loro di
andare in ospedale in caso di complicazioni senza rischiare la
denuncia, e salvarsi la vita".
Data | 09-03-2016 |
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Ora | 13:33 |
Rubrica | per il cittadino per enti ed imprese |
Titolo | Appello a Renzi: "Nomini Ministro pari opportunità" |
Descrizione breve | Lo chiedono l’assessore provinciale Elena Magri e la presidente della Commissione Forini |
Descrizione |
Mancata nomina di un
ministro/ministra per le Pari Opportunità, nessuna
sostituzione della Consigliera per le Pari Opportunità dopo
le dimissioni dall'incarico della parlamentare mantovana Giovanna
Martelli e assenza di una figura di direzione al vertice del
Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza
del Consiglio.
Sono le carenze che l'assessore
provinciale alle Pari Opportunità Elena Magri e la
Commissione Provinciale Pari Opportunità con la presidente
Claudia Forini hanno rimarcato in una lettera inviata al Presidente
del Consiglio Matteo Renzi. Una missiva che è stata mandata
anche per conoscenza alla Presidente della Camera Laura Boldrini e
al presidente del Senato Pietro Grasso.
"In questo vuoto Istituzionale -
scrivono Magri e Forini - le politiche di genere sono pesantemente
penalizzate e la cultura della violenza, delle discriminazioni e
del sessismo aumentano. Le Pari Opportunità dovrebbero
essere un tema trasversale di grande
importanza: per questo un Ministero si rende più che
mai necessario, per il rispetto delle
leggi e delle Convenzioni internazionali che l'Italia ha firmato
sul tema e che restano disattese. I
provvedimenti che vengono adottati sono frammentari e spesso non
attuati: nel decreto attuativo del Jobs Act, ad esempio,
è prevista la possibilità per le donne vittime di
violenza maschile di usufruire di tre mesi di aspettativa per i
maltrattamenti subiti ma, l'INPS non ha recepito la norma con una
circolare attuativa e quindi per le donne non vi è la
possibilità di usufruire di quella che potrebbe essere
un'opportunità".
L'assessore e la presidente della
Commissione Pari Opportunità vanno oltre: "I fondi destinati
ai Centri antiviolenza sono erogati in modo discontinuo. In
Lombardia attraverso bandi divulgati dalla Regione e cambiati in
corso d'opera, il contenuto viene stravolto e il contributo
dimezzato, escludendo dal finanziamento alcuni Centri a
proprio piacimento, senza avviso alcuno. La rete Nazionale dei Centri antiviolenza ha
dichiarato in un documento pubblico che "le Regioni spendono troppo
spesso senza criteri certi e in modo incontrollabile
e talvolta non spendono affatto. Infatti sono solo sette le
Regioni che hanno dato conto con trasparenza dell'utilizzo dei
fondi pubblici stanziati dal Governo per combattere la violenza
maschile e appena cinque hanno pubblicato l'elenco dei centri
antiviolenza che hanno avuto o avranno i fondi
2013/2014".
Magri e Forini ricordano anche al
Capo del Governo che "nel decreto legislativo sulle
depenalizzazioni è stata prevista la cancellazione del reato
penale per chi abortisce oltre i 90 giorni di gravidanza,
contemplato nella legge 194 per chi viola il dettato degli articoli
6 e 7. Contestualmente è previsto un aumento della
multa per il reato di aborto clandestino. In questo modo il
Governo ha ignorato le motivazioni per cui la legge 194 stabiliva
una multa simbolica, consentendo alle donne di denunciare chi
praticava aborti clandestini e soprattutto, permetteva loro di
andare in ospedale in caso di complicazioni senza rischiare la
denuncia, e salvarsi la vita".
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